Dal 28 Giugno 2025 entra in vigore la norma sull'accessibilità per rendere il web più inclusivo, scopri cosa cambia in questo articolo
L’Importanza dell’Inclusione Digitale, la nuova normativa interviene su questo aspetto non solo per le imprese Romane ma in tutta Italia, di cosa si tratta? Perché è importante e cosa si intende con inclusiva? Proviamo a spiegarlo sotto.
Immagina di voler acquistare un prodotto online o leggere le ultime notizie, ma il sito che visiti è impossibile da navigare perché non riesci a leggere i caratteri, i colori sono indistinguibili, o le immagini non hanno descrizioni. Purtroppo questa condizione è la realtà per milioni di persone con disabilità visive, uditive, motorie o cognitive ed è proprio qui che entra in gioco la nuova legge. L’accessibilità digitale non è solo una questione etica, ma un diritto fondamentale che permette a tutti di partecipare pienamente alla vita online.
Inutile neanche a dirlo, siamo di fronte a un cambiamento significativo: il 28 giugno 2025 entra in vigore una nuova e importante normativa. In questo articolo cercheremo di guidarti con semplicità attraverso i punti chiave della legge, spiegando in modo semplice chi è coinvolto, cosa comporta e perché è cruciale adeguarsi, anche a Roma.
Cos'è l'accessibilità digitale? Oltre le barriere fisiche e verso un web migliore per tutti
Spesso, quando pensiamo all’accessibilità, la nostra mente corre subito a rampe per sedie a rotelle o ascensori, infrastrutture fisiche che eliminano barriere nel mondo reale, l’accessibilità digitale estende questo concetto anche al mondo virtuale. Significa sostanzialmente progettare e sviluppare siti web, applicazioni mobili, documenti digitali e software in modo che possano essere utilizzati da chiunque, indipendentemente dalle proprie abilità o dalle condizioni in cui si trova.
Immagina un sito web che non ti permette di ingrandire il testo perché rompe il layout, o un video senza sottotitoli per chi non può sentire. Queste sono le attuali barriere digitali. L’accessibilità si impegna a rimuoverle per far si che le informazioni e i servizi online siano a portata di tutti.
In sostanza può riguardare:
- Persone non vedenti o ipovedenti: Possono usare screen reader (programmi che leggono ad alta voce il contenuto dello schermo) che si basano su testi alternativi per le immagini, etichette corrette per i campi dei form e una chiara struttura della pagina. I contrasti di colore adeguati tra testo e sfondo sono fondamentali.
- Persone sorde o audiolese: Hanno bisogno di sottotitoli accurati per i video, trascrizioni di contenuti audio e la possibilità di capire ogni messaggio anche senza l’ausilio del suono.
- Persone con disabilità motorie: Spesso navigano utilizzando solo la tastiera (senza mouse) o tecnologie assistive specializzate. Questo richiede che ogni elemento interattivo sia raggiungibile e attivabile tramite tastiera.
- Persone con disabilità cognitive o difficoltà di apprendimento: Beneficiano enormemente di un linguaggio semplice e chiaro, di una struttura di pagina coerente e intuitiva, e di un layout che riduca il sovraccarico cognitivo.
- Anziani: Spesso hanno problemi di vista o motori lievi, apprezzano font grandi, pulsanti ben visibili ed una navigazione semplificata.
- Situazioni temporanee o contestuali: Pensa a chi ha un braccio rotto, chi usa il cellulare sotto il sole, o chi è in un ambiente rumoroso. Un sito accessibile aiuta anche in queste circostanze!
Non una Rivoluzione, ma l’evoluzione di Buone Pratiche
È fondamentale capire che l’accessibilità digitale non è un concetto nuovo né una sfida tecnologica improvvisa. Al contrario, è un insieme di best practice di design e sviluppo web che i professionisti del settore conoscono da sempre. Parliamo di principi consolidati, standard internazionali e tecniche di codifica che esistono da anni.
Gli strumenti per testare e migliorare l’accessibilità sono già maturi e disponibili. Non si tratta di inventare nuove tecnologie, quanto piuttosto di applicare con maggior rigore quelle esistenti per garantire che ogni utente possa interagire con i contenuti digitali senza ostacoli.
Accessibilità e SEO: Un Legame Indissolubile (e Amato da Google)
C’è anche un altro aspetto spesso sottovalutato: l’accessibilità digitale è profondamente legata alla SEO (Search Engine Optimization) e non è un caso. I motori di ricerca, in particolare Google, premiano da sempre i siti ben strutturati, facili da navigare e ricchi di contenuti chiari. Molte delle pratiche che rendono un sito accessibile infatti sono esattamente quelle che piacciono a Google:
- Testi alternativi per le immagini (alt text): Non solo aiutano gli screen reader, ma forniscono a Google un contesto prezioso sulle immagini.
- Struttura delle intestazioni (H1, H2, H3…): Organizzano i contenuti logicamente sia per gli utenti che per i crawler dei motori di ricerca.
- Contrasto dei colori e leggibilità: Un testo leggibile è più facilmente “scansionabile” e compreso dagli algoritmi di Google.
- Navigazione chiara e coerente: Un menu ben strutturato e link significativi migliorano l’esperienza utente e la scansione del sito da parte dei bot.
- Sottotitoli e trascrizioni per i video: Rendono i contenuti multimediali accessibili e indicizzabili da Google, che può “leggere” ciò che viene detto.
In sintesi, un sito accessibile è quasi sempre un sito ottimizzato per i motori di ricerca. Google è attento all’esperienza utente e all’inclusività, e premia i siti che rispettano questi principi. Quindi, adeguarsi alla legge non solo ti metterà al riparo da sanzioni, ma ti offrirà anche un vantaggio competitivo in termini di visibilità online.
Gli ostacoli comuni: errori semplici, grandi problemi
Molto spesso, le “mancanze” di accessibilità non sono volute, nascondono semplici errori di progettazione di cui a volte nemmeno ci si rende conto. Ma sono problematiche che mettono in difficoltà milioni di persone e impediscono loro di godere pienamente dei contenuti online.
Ecco alcune delle problematiche più comuni che rendono un sito inaccessibile:
- Immagini senza descrizioni: Se un’immagine non ha un “testo alternativo” (alt text), un non vedente non saprà cosa rappresenta. È come avere una foto importante senza didascalia.
- Colori illeggibili: Testo chiaro su sfondo chiaro, o colori simili, rendono la lettura impossibile per chi ha problemi di vista o daltonismo.
- Navigazione solo con il mouse: Se non si può usare il sito solo con la tastiera, chi ha difficoltà motorie o chi non usa il mouse è bloccato.
- Video senza sottotitoli: I contenuti video diventano inaccessibili per chi ha problemi di udito.
- Testi non ingrandibili o illeggibili: Se non si può aumentare la dimensione del carattere o se il testo è troppo piccolo per natura, molti utenti faranno fatica a leggere.
- Contenuti “a tempo” non gestibili: Alcune funzionalità (es. un quiz con un tempo limite) possono essere difficili da gestire per chi ha ritmi diversi o difficoltà motorie.
- Contenuti non localizzati: Se un sito è solo in una lingua e non offre alternative o traduzioni, preclude l’accesso a chi non la conosce.
- Documenti inaccessibili: Anche i PDF, le presentazioni o altri documenti scaricabili devono essere pensati per l’accessibilità, per poter essere letti dagli screen reader o facilmente navigabili.

Lo Standard dell'accessibilità: Le WCAG (Web Content Accessibility Guidelines)
La nuova legge richiederà la conformità alla WCAG (Web Content Accessibility Guidelines) 2.1, livello AA. Puoi consultare la versione ufficiale in italiano delle linee guida qui: https://www.w3.org/Translations/WCAG21-it/. Le WCAG sono le “linee guida per l’accessibilità dei contenuti web” e rappresentano lo standard internazionale su come creare siti e applicazioni che siano davvero utilizzabili da tutti.
Breve Storia e Evoluzione delle WCAG
Le WCAG non sono nate ieri, sono il frutto di anni di lavoro e collaborazione internazionale. Nascono all’interno del W3C (World Wide Web Consortium), l’organizzazione che definisce gli standard per il web.
- Le Origini (fine anni ’90): Le prime bozze e la versione 1.0 delle WCAG sono state pubblicate alla fine degli anni ’90. Già allora, l’obiettivo era chiaro: fornire una base tecnica per rendere il web inclusivo.
- WCAG 2.0 (2008): Questa versione ha rappresentato un salto di qualità. Ha introdotto i famosi “4 Principi Fondamentali” dell’accessibilità e ha reso le linee guida più “tecnologia-neutre”, cioè applicabili a diverse tecnologie web e non solo all’HTML. La WCAG 2.0 è diventata lo standard di riferimento per molte leggi sull’accessibilità in tutto il mondo, Italia inclusa (anche se la nostra legge fa ora riferimento a una versione più recente).
- WCAG 2.1 (2018): Questa è la versione attualmente richiesta dalla legislazione italiana (e dalla Direttiva Europea 2019/882). La WCAG 2.1 ha aggiunto nuovi criteri di successo e indicazioni, in particolare per migliorare l’accessibilità su dispositivi mobili e per le persone con disabilità cognitive o visive di basso livello. Ha costruito sulle fondamenta della 2.0, ampliandola.
- WCAG 2.2 (2023): La versione più recente, pubblicata a ottobre 2023, aggiunge ulteriori criteri, concentrandosi ad esempio sull’autenticazione accessibile o sul trascinamento degli elementi. Sebbene non sia ancora lo standard richiesto dalla legge italiana (che è la 2.1), adottare la 2.2 significa essere un passo avanti e garantire un livello di accessibilità ancora maggiore.
I 4 principi fondamentali delle WCAG: P.O.U.R.
Le WCAG sono strutturate su quattro principi cardine, facili da ricordare con l’acronimo P.O.U.R. (Perceivable, Operable, Understandable, Robust):
Percepibile (Perceivable): Le informazioni e i componenti dell’interfaccia utente devono essere presentati agli utenti in modi che essi possano percepire.
Cosa significa in pratica? Non devono esserci barriere sensoriali. Ad esempio: fornire testi alternativi per le immagini (per chi non le vede), sottotitoli per i video (per chi non sente), contrasti di colore adeguati per il testo.
Utilizzabile (Operable): I componenti dell’interfaccia utente e la navigazione devono essere utilizzabili.
Cosa significa in pratica? Tutti devono poter interagire con il sito. Ad esempio: tutte le funzionalità devono essere accessibili tramite tastiera, gli utenti devono avere tempo sufficiente per leggere e interagire con i contenuti, e i contenuti non devono causare crisi epilettiche (es. tramite lampeggiamenti).
Comprensibile (Understandable): Le informazioni e il funzionamento dell’interfaccia utente devono essere comprensibili.
Cosa significa in pratica? Il contenuto deve essere chiaro e prevedibile. Ad esempio: il linguaggio deve essere semplice e leggibile, il sito deve comportarsi in modo coerente e prevedibile, e gli errori nei form devono essere facili da identificare e correggere.
Robusto (Robust): I contenuti devono essere sufficientemente robusti da poter essere interpretati in modo affidabile da un’ampia varietà di user agent, incluse le tecnologie assistive.
Cosa significa in pratica? Il sito deve funzionare bene con browser, sistemi operativi e tecnologie assistive (come screen reader o ingranditori di schermo) attuali e futuri. Questo si ottiene scrivendo codice standard e ben strutturato.
I Livelli di Conformità WCAG: A, AA, AAA
Le WCAG definiscono tre livelli di conformità, che indicano il grado di accessibilità raggiunto:
A (Single A): Il livello più basso di conformità, copre i requisiti essenziali per l’accessibilità.
AA (Double A): Il livello intermedio e, in genere, il livello target richiesto dalla maggior parte delle normative internazionali e dalla legge italiana. Rimuove la maggior parte delle barriere comuni.
AAA (Triple A): Il livello più elevato, che offre la massima accessibilità. Spesso molto difficile da raggiungere per ogni singolo aspetto di un sito, ma rappresenta l’ideale.
In sintesi: La legge italiana richiede la conformità alla WCAG 2.1, livello AA. Questo significa che il tuo sito o app dovrà rispettare tutti i criteri di successo definiti fino al livello AA della versione 2.1 di queste linee guida.

Ma veniamo al nocciolo: Chi deve adeguarsi all'Accessibilità digitale in Italia? E chi ne è esente?
Con l’entrata in vigore delle nuove disposizioni del Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 177, che attua la Direttiva Europea sull’Accessibilità (European Accessibility Act), il panorama degli obblighi si è ampliato significativamente. Non si tratta solo di una questione etica, ma di un requisito legale con scadenze precise.
In Italia, dobbiamo considerare due normative principali che convivono e si completano:
La Legge Stanca (Legge n. 4/2004): Questa legge è stata la prima a dettare regole sull’accessibilità digitale nel nostro Paese. Si applica principalmente a:
Pubbliche Amministrazioni (ed altri enti pubblici) che forniscono servizi digitali (siti web, app, documenti, ecc.).
Aziende private che offrono servizi al pubblico (ad esempio, trasporti, energia, telecomunicazioni) con un fatturato medio superiore a 500 milioni di euro nell’ultimo triennio.
Il Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 177 (European Accessibility Act): Questa è la vera “novità” di cui si parla per la scadenza di fine giugno 2025. Estende gli obblighi di accessibilità a una gamma molto più ampia di soggetti privati e a specifici prodotti e servizi.
Ma allora, chi è obbligato ad adeguarsi dal 28 Giugno 2025?
La normativa europea e il decreto di attuazione mirano a rendere accessibili un ampio spettro di prodotti e servizi offerti ai consumatori. Ecco le categorie principali di soggetti obbligati:
- Fornitori di servizi e-commerce: Tutti i siti e le piattaforme di commercio elettronico, a prescindere dalle dimensioni (con le dovute eccezioni per le microimprese, vedi sotto), dovranno essere accessibili.
- Servizi bancari e finanziari per i consumatori: Banche online, servizi di home banking, app di pagamento, sportelli automatici (ATM) e altri terminali self-service bancari.
- Servizi di comunicazione elettronica: Operatori telefonici e internet, compresi i loro siti web, app e servizi di messaggistica.
- Servizi di trasporto passeggeri: Siti web, app mobili, terminali self-service (es. biglietterie automatiche) e sistemi di informazione in tempo reale per trasporti aerei, ferroviari, marittimi e su autobus.
- Servizi di media audiovisivi: Piattaforme di streaming video e audio, servizi di video on demand.
- Prodotti hardware e software per i consumatori: Computer, smartphone, tablet, smart TV, sistemi operativi e altri dispositivi elettronici con capacità informatiche interattive. Anche i lettori di libri elettronici (e-reader) e il relativo software.
- Servizi relativi a prodotti TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione): Ad esempio, i servizi di supporto clienti associati a prodotti hardware e software.
In sintesi: se offri prodotti o servizi digitali al pubblico in uno di questi settori, è quasi certo che sarai coinvolto dall’obbligo.
Le Esenzioni: Chi è escluso e perché
La buona notizia è che la Direttiva Europea sull’Accessibilità (e quindi il D.Lgs. 177/2021) prevede un’esenzione specifica per le microimprese per quanto riguarda i servizi (ma non per i prodotti).
Si definisce microimpresa un’azienda che: Ha meno di 10 dipendenti ed un fatturato annuo o un bilancio totale annuo non superiore a 2 milioni di euro.
Importante: Se la tua azienda rientra in questi limiti, sei esentato dagli obblighi di accessibilità relativi ai servizi previsti dalla nuova normativa europea.
Attenzione però:
- L’esenzione non vale per i prodotti digitali: Se la tua microimpresa produce e vende un software o un dispositivo hardware che rientra tra quelli citati, questi dovranno essere accessibili.
- Ovviamente se la tua attività cresce e superi i limiti dimensionali di una microimpresa, sarai tenuto ad adeguarti.
- Valutazione dell’Onere Sproporzionato: Indipendentemente dalle dimensioni, la normativa prevede anche una clausola di “onere sproporzionato”. Se un’azienda (anche non micro) può dimostrare che l’adeguamento a specifici requisiti di accessibilità comporterebbe un costo eccessivo e irragionevole rispetto ai benefici per le persone con disabilità, può essere esentata da quello specifico requisito. Tuttavia, l’onere della prova ricade sull’azienda e questa clausola va usata con cautela e solo in casi eccezionali.
- Legge Stanca ancora in vigore: Se rientri negli obblighi della Legge Stanca (es. sei un fornitore della PA o hai un fatturato superiore a 500 milioni), quelle regole rimangono valide, indipendentemente dall’esenzione per microimprese dell’EAA.
La clausola dell'onere sproporzionato: Un'eccezione consentita da valutare con attenzione
Approfondiamo un po’ meglio questo aspetto perché può riguardare molte imprese, pur non rientrando nei requisiti di una microimpresa la legge prevede la possibilità di non conformarsi a specifici requisiti di accessibilità se ciò dovesse comportare un “onere sproporzionato”. Questo concetto è disciplinato dall’articolo 14 del Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 177, ed è un punto molto delicato.
Cosa significa “Onere Sproporzionato”?
Un onere è considerato sproporzionato quando l’adeguamento a specifici requisiti di accessibilità impone all’azienda un carico eccessivo e irragionevole, tenendo conto di alcuni fattori chiave:
- Costi: L’entità dei costi diretti per l’adeguamento.
- Benefici: I benefici stimati per le persone con disabilità derivanti dalla conformità a quel requisito. Non si valuta solo il costo, ma anche quanto quell’investimento porterebbe un reale vantaggio agli utenti con disabilità.
- Dimensioni e risorse dell’organizzazione: Le dimensioni e la capacità finanziaria dell’impresa, sebbene non sia una scappatoia per le grandi aziende.
- Natura e fatturato del prodotto/servizio: La natura del servizio o prodotto e l’entità del fatturato che genera.
Una possibilità ma non una scappatoia facile:
È fondamentale sottolineare che la clausola dell’onere sproporzionato non è una licenza per ignorare l’accessibilità e non deve essere invocata alla leggera. Al contrario:
- L’onere della prova è del fornitore: È l’azienda che deve dimostrare in modo oggettivo e documentato che l’adeguamento a un specifico requisito comporterebbe un onere davvero sproporzionato. Non basta “dire che è troppo costoso”. Servono analisi dettagliate, preventivi, stime e un’analisi del rapporto costi/benefici.
- Valutazione oggettiva e documentata: La decisione di invocare l’onere sproporzionato deve basarsi su una valutazione oggettiva e dimostrabile. Significa che l’azienda deve essere pronta a giustificare tale scelta con dati concreti e analisi accurate.
- Applica solo a requisiti specifici: Non si può dichiarare l’intero sito o servizio inaccessibile per onere sproporzionato. Si applica solo a quei requisiti specifici per i quali la dimostrazione di sproporzione è stata fornita.
- Impegno a migliorare: Anche in caso di onere sproporzionato, l’azienda è tenuta a garantire la massima accessibilità possibile per quel requisito specifico, e a monitorare periodicamente la situazione per vedere se le condizioni (es. costi della tecnologia) sono cambiate, rendendo l’adeguamento fattibile in futuro.
- Comunicazione obbligatoria: Se si invoca la clausola dell’onere sproporzionato, questo deve essere esplicitamente indicato nella dichiarazione di accessibilità (che vedremo più avanti), specificando i requisiti non soddisfatti e la giustificazione dettagliata.
Un esempio pratico:
Immaginiamo un’azienda che offre un servizio molto specifico, utilizzato da pochissimi utenti, e per il quale l’implementazione di un particolare requisito WCAG richiederebbe uno sviluppo estremamente complesso e costoso (es. decine di migliaia di euro) a fronte di un beneficio marginale per un numero esiguo di utenti con una disabilità molto rara. In casi estremi come questo, e con una documentazione ineccepibile, l’onere sproporzionato potrebbe essere invocato per quel singolo requisito.
In conclusione:
La clausola dell’onere sproporzionato è una valvola di sfogo per situazioni realmente estreme. La regola generale rimane quella di mirare alla piena conformità ai requisiti di accessibilità. Approcciare l’accessibilità come un’opportunità e un investimento, piuttosto che un mero obbligo da cui cercare di sfuggire, è sempre la strategia migliore e più lungimirante.
La dichiarazione di accessibilità: Cosa è, cosa deve contenere e chi deve redigerla?
La Dichiarazione di Accessibilità non è un semplice documento burocratico, ma un vero e proprio biglietto da visita che attesta l’impegno della tua organizzazione verso l’inclusione digitale. È uno strumento di trasparenza fondamentale che fornisce agli utenti (specialmente quelli con disabilità) informazioni chiare e dirette sullo stato di accessibilità del tuo sito web o della tua applicazione mobile.
In sintesi, è un documento pubblico che spiega quanto il tuo servizio digitale è accessibile e cosa stai facendo per migliorarlo.
Cos’è la Dichiarazione di Accessibilità?
È un documento obbligatorio per i soggetti tenuti all’accessibilità che deve essere pubblicato sul proprio sito web o app mobile in un formato accessibile e facilmente individuabile (solitamente nel footer o in una sezione dedicata all’accessibilità).
Il suo scopo principale è:
- Informare gli utenti: Dà una panoramica chiara sullo stato di conformità del sito/app ai requisiti di accessibilità (principalmente le WCAG 2.1 AA).
- Fornire un meccanismo di feedback: Offre un canale diretto per gli utenti con disabilità per segnalare eventuali problemi di accessibilità o per richiedere informazioni non accessibili.
- Dichiarare le eccezioni: Se ci sono parti del sito/app non accessibili (magari per onere sproporzionato o perché l’adeguamento è in corso), la dichiarazione lo esplicita e lo giustifica.
- Rendere conto dell’impegno: Dimostra che l’organizzazione ha preso sul serio il tema dell’accessibilità e sta lavorando per migliorarla.
Cosa deve contenere la Dichiarazione di Accessibilità?
La legge e le linee guida prevedono contenuti specifici per la Dichiarazione. Ecco gli elementi essenziali:
- Dichiarazione sullo Stato di Conformità: Deve indicare chiaramente se il sito/app è “totalmente conforme”, “parzialmente conforme” o “non conforme” ai requisiti di accessibilità (WCAG 2.1, livello AA). Se è parzialmente o non conforme, deve spiegare quali contenuti non sono accessibili e fornire una giustificazione chiara e dettagliata (es. per onere sproporzionato, per contenuti di terze parti non controllabili, o perché l’adeguamento è in corso e si sta lavorando per risolverli).
- Motivazione per la non conformità (se presente): Per ogni requisito non soddisfatto, deve essere specificato il motivo. Ad esempio, se un’immagine non ha un alt text, si deve indicare che quel requisito non è rispettato e, se del caso, perché non lo è (es. “contenuti di terze parti ereditati e non modificabili”, “onere sproporzionato per X”).
- Data di redazione ed ultimo aggiornamento: Deve essere specificata la data in cui la dichiarazione è stata redatta per la prima volta e l’ultima data di aggiornamento. La dichiarazione va rivista e aggiornata periodicamente (almeno una volta all’anno o ogni volta che ci sono modifiche significative al sito/app).
- Meccanismo di feedback (meccanismo di segnalazione): Questo è un punto cruciale, la dichiarazione deve contenere un link o un contatto diretto (es. un indirizzo email dedicato) tramite cui gli utenti con disabilità possono segnalare casi di mancata conformità ai requisiti di accessibilità o richiedere informazioni o contenuti che non sono accessibili. Deve essere garantita una risposta tempestiva (entro 30 giorni) ed un’azione correttiva se applicabile.
- Informazioni sul procedimento di attuazione (in Italia): Questo riguarda più specificamente le Pubbliche Amministrazioni e i gestori di servizi pubblici in Italia. Deve essere indicato il “difensore civico per il digitale” o l’organo di vigilanza a cui l’utente può rivolgersi se non riceve una risposta soddisfacente tramite il meccanismo di feedback. Per i soggetti privati, il riferimento può essere all’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) o all’Autorità di Vigilanza competente per il settore.
- Riferimento alla normativa: Deve citare la normativa di riferimento (in Italia, il D.Lgs. 177/2021 che attua la Direttiva UE 2019/882 e la Legge 4/2004).
Chi deve redigere la Dichiarazione di Accessibilità?
La responsabilità di redigere la Dichiarazione di Accessibilità ricade sul soggetto obbligato, ovvero l’azienda o l’ente che detiene e gestisce il sito web o l’applicazione mobile.
Non è un compito per sviluppatori o agenzie web in autonomia: Sebbene la web agency possa fornire un supporto tecnico fondamentale per la valutazione e la redazione, la responsabilità finale e l’approvazione del documento spetta al titolare dell’organizzazione o a un suo delegato (es. il responsabile legale, il CEO, il DPO, il responsabile IT, a seconda della struttura interna).
Basata su un’analisi accurata: La dichiarazione non può essere compilata “a caso”. Deve basarsi su una valutazione approfondita dell’accessibilità del sito/app, preferibilmente condotta da esperti del settore. Questa valutazione include test automatici e, soprattutto, test manuali con utenti con disabilità o con tecnologie assistive, per identificare tutti i problemi di conformità alle WCAG.
Dove deve essere pubblicata?
La Dichiarazione di Accessibilità deve essere facilmente individuabile e raggiungibile da ogni pagina del sito web o app. I luoghi più comuni e raccomandati sono:
- Nel footer (il piè di pagina) del sito, con un link chiaro (es. “Dichiarazione di Accessibilità”, “Accessibilità”).
- In una sezione dedicata del sito (es. “Chi siamo”, “Informazioni Legali”, “Accessibilità”).
- Per le app mobili può essere accessibile tramite le impostazioni dell’app o una sezione informativa.
In conclusione: la Dichiarazione di Accessibilità è un elemento fondamentale per la compliance e la trasparenza. È il modo in cui la tua azienda comunica il suo impegno verso un web più inclusivo, offre supporto diretto agli utenti e gestisce le proprie responsabilità legali in materia di accessibilità.

Non adeguarsi: Le sanzioni e chi controlla
Abbiamo parlato dell’importanza dell’accessibilità, delle linee guida e della Dichiarazione. Ora è il momento di affrontare l’aspetto meno piacevole ma altrettanto cruciale: le conseguenze del non rispetto della normativa. La legge sull’accessibilità non è solo un “consiglio”, ma un obbligo con precise sanzioni per chi non si conforma.
Chi verifica la conformità? Il controllo sull’accessibilità digitale in Italia è un compito complesso, che coinvolge diversi attori:
- AGID (Agenzia per l’Italia Digitale): È l’ente di riferimento a livello nazionale per l’attuazione dell’agenda digitale italiana. L’AGID ha un ruolo centrale nella vigilanza sull’accessibilità, soprattutto per la Pubblica Amministrazione. Per i soggetti privati, l’AGID fornisce linee guida, modelli per la dichiarazione di accessibilità e ha un ruolo di coordinamento e monitoraggio generale. Può effettuare verifiche a campione o in seguito a segnalazioni.
- Autorità di Vigilanza di Settore: Per i soggetti privati che rientrano nelle categorie specifiche della Direttiva Europea (es. banche, telecomunicazioni, trasporti), la verifica e l’applicazione delle sanzioni possono ricadere anche sulle Autorità di settore competenti (es. Banca d’Italia, AGCOM per le telecomunicazioni, ART per i trasporti, IVASS per le assicurazioni). Queste autorità sono chiamate a integrare l’accessibilità nei loro compiti di vigilanza.
- Il Difensore Civico per il Digitale: È una figura istituita dalla Legge Stanca. Per i servizi della Pubblica Amministrazione, il cittadino che ha segnalato un problema di accessibilità tramite il “meccanismo di feedback” e non ha ricevuto una risposta soddisfacente entro i tempi previsti, può rivolgersi al Difensore Civico per il Digitale, che interviene per sollecitare l’amministrazione. Sebbene nato per il settore pubblico, la sua funzione di tutela può indirettamente influenzare anche il settore privato.
- Gli Utenti Stessi: Sono i primi “verificatori”. Le persone con disabilità, o le associazioni che le rappresentano, possono segnalare direttamente i problemi di inaccessibilità attraverso il meccanismo di feedback nella Dichiarazione di Accessibilità. Se le segnalazioni non vengono prese in carico, possono avviare procedure legali o segnalare alle autorità competenti.
Chi emette le sanzioni ed a quanto ammontano?
Le sanzioni sono di natura amministrativa e sono disciplinate dal Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 177, in particolare dall’articolo 19: La norma prevede una sanzione amministrativa pecuniaria che va da un minimo di 10.000 euro a un massimo di 100.000 euro. L’ammontare esatto della multa viene determinato tenendo conto della gravità della violazione (quanto impatta sull’accessibilità generale del servizio/prodotto), delle dimensioni e del fatturato dell’azienda e della reiterazione della violazione (se è la prima volta o se l’azienda è recidiva).
Competenza a Emettere le Sanzioni:
Le sanzioni sono emesse dall’AGID o dalle Autorità di settore competenti in base al tipo di violazione ed al soggetto sanzionato. Eventuali procedure di contestazione e ricorso seguono le regole generali delle sanzioni amministrative.
Non solo multe: È importante ricordare che le sanzioni pecuniarie sono solo una parte del rischio. Il mancato rispetto dell’accessibilità può comportare anche:
- Danno Reputazionale: L’immagine dell’azienda può essere gravemente compromessa. Un’azienda che non si preoccupa dell’inclusione può essere vista negativamente dai consumatori e dalla stampa.
- Perdita di Clienti: Escludere una fetta significativa di utenti significa perdere opportunità di business.
- Contenziosi Legali: Le associazioni di tutela dei diritti delle persone con disabilità o gli utenti stessi possono avviare azioni legali.
- Rischio di Appalti Pubblici: Per le aziende che partecipano a gare d’appalto con la Pubblica Amministrazione, la non conformità all’accessibilità può essere un fattore di esclusione o di penalizzazione.
Siamo giunti alla fine di questo viaggio
Come abbiamo visto, il 28 giugno 2025 non è solo una data sul calendario, ma l’inizio di una fase cruciale per il web italiano. L’accessibilità non è più un’opzione o un’idea futuristica; è una responsabilità per molti, un vantaggio competitivo per tutti e, soprattutto, un diritto fondamentale per milioni di persone.
Adeguarsi significa non solo rispettare la legge e evitare sanzioni ma anche aprire il proprio business a un pubblico più ampio, migliorare l’esperienza utente generale, rafforzare la propria reputazione ed ottimizzare la presenza online. È un investimento nel futuro della tua attività e nel benessere digitale di tutti.
Chiudiamo dicendo che laddove questa legge riguarda anche la tua Impresa e non sai dove iniziare possiamo fornirti supporto, operiamo su Roma e Provincia.